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CAPITOLO VI

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NAIRA®
view post Posted on 7/10/2010, 09:43




Ecco finalmente il sesto capitolo!!
Buona lettura!




Capitolo 6
Gardenia










Il sole era ormai alto nel cielo ma nessuno di noi aveva ancora aperto gli occhi quando qualcuno bussò alla porta.
In un istante eravamo svegli e vigili e, memori della notte precedente, afferrammo il primo oggetto che potesse essere usato come arma e ci dirigemmo verso l’ingresso.
-“Chi è?”-
Reien scrutava nervoso le finestre.
-“Sono un amico: aprite, presto!”- la voce attutita dalle spesse pareti di pietra era bassa e concitata.
-“Si, certo! Come quelli di ieri sera!”- si lasciò scappare Reien che di certo non si aspettava la risposta che invece gli arrivò.
-“Come? Sono già arrivati?! Allora è più grave del previsto…”- ci fu un istante di pausa dopodiché proseguì:
-“Scusatemi, sarei dovuto arrivare prima per avvertirvi dell’agguato ma ho avuto un brutto incontro sulla strada e non sono giunto in tempo…”-
Ci guardammo con espressione dubbiosa:
-“Quindi?”- chiesi confusa.
-“Vi prego, se mi fate entrare vi spiegherò tutto! Non ho intenzione di farvi del male!”- ma non gli giunse risposta.
-“D’accordo, fate come se fossi un semplice viandante che vi chiede umilmente ospitalità dopo un lungo viaggio. Per favore…”-
La voce che fino a quel momento era stata decisa, si incrinò per un attimo lasciando trasparire una nota supplichevole e disperata.
Ayrin si rivolse a noi.
-“Oh, andiamo, non può essere tanto cattivo! E poi possiamo sempre difenderci come abbiamo fatto ieri!”- ci fece l’occhiolino lasciandoci intendere.
Senza darci il tempo di replicare appoggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta.
C’era un uomo dall’aspetto malridotto, gli abiti laceri e sporchi e il viso incrostato di fango; portava una sacca di cuoio che giaceva inerte ai suoi piedi e aveva appesa alla cintura una lunga spada dalla lama nera che sembrava avesse visto giorni migliori.
L’unica cosa che si vedeva del viso erano gli occhi azzurri e spenti con un’espressione di supplica alla quale Ayrin non seppe resistere: si fece da parte e lasciò entrare lo straniero.
Appena oltrepassata la soglia scrutò attentamente l’immensa sala, girando intorno.
-“Chi sei?”-chiesi scettica e irritata dall’intrusione.
Il personaggio mi fissò e sorrise.
-“Gardenia, custode della Terra e delle Foreste!”-
Lo osservai con gli occhi nuovamente spalancati. In qualche modo lui sapeva tutto.
-“Come conosci il mio nome?”- domandai di nuovo confusa.
-“Non solo il tuo, ma anche quello degli altri”- disse voltandosi verso Naira.
-“Naira, custode del Fuoco e delle Fiamme; Reien, custode dell’Aria e del Vento e tu, Ayrin...custode dell’Acqua e dei grandi Mari.”- disse voltandosi infine verso di lei.
Ayrin diventò rossa, abbassando lo sguardo.
Noi tre ci guardammo sconvolti.
-“Si, tu conosci noi, ma noi non sappiamo chi sei, quindi adesso sbrigati a dirci cosa vuoi!”-. Stavo decisamente perdendo la pazienza.
Fuori intanto, il vento imperversava sempre più forte contro le mura del maniero.
-“Io mi chiamo Daknar e sono più di dieci lune che cammino per raggiungervi.”-. La sua voce si fece all’improvviso preoccupata.
-“Come avrete capito, vi è successo qualcosa di strano: da sempre si narra di cinque forze misteriose, forgiate ai fini di proteggere l’equilibrio che permette la vita su questa terra. Voi siete i discendenti di coloro ai quali è stato donato il potere di mantenere questo equilibrio. Voi possedete i sigilli degli elementi!”-. Fece una pausa notando i nostri sguardi accigliati, prima di essere sommerso dalle risate.
-“Noi siamo cosa???”- urlai dal ridere, con le lacrime agli occhi, ma dovetti smettere presto perché sulla mano di Daknar si formò una sfera di fumo nero. Ci ammutolimmo all’istante, pronti a reagire se la situazione si fosse fatta pericolosa e fissammo la sfera roteare sulla mano del misterioso personaggio.
-“Cosa sei?”- chiese Naira.
Pensavamo volesse scagliarcela addosso, ma si limitò a dire: -“Osservate, poi mi direte”-
Il fumo con cui era formata la sfera cominciò ad addensarsi fino a divenire quasi solido, quindi si compattò e diventò trasparente lasciandoci intravedere qualcosa al suo interno.
Sbalorditi fissavamo la strana materia girevole.
D’un tratto capimmo che quello che stavamo vedendo nella sfera non era altro che un castello con centinaia e centinaia di mostri simili a quelli che avevamo incontrato fuori, che sfilavano uscendo dai grandi cancelli.
-“Questi sono per voi! Orchi! Lei li sta mandando a prendervi: vuole i Sigilli!”-
Come se quelle poche parole potessero bastare per giustificare la sua irruzione in cassa nostra, Daknar chiuse il palmo della mano, facendo svanire la sfera in un soffio.
-“Dobbiamo partire subito! Sta radunando tutti i suoi seguaci: orchi, goblin, Athari, mentre noi siamo solo in cinque. Al suo servizio inoltre ci sono i tre Zagar, creature dai poteri inimmaginabili.”-
Ayrin interruppe quel flusso di parole senza senso: -“Aspetta un attimo. Tu queste cose come le sai? Chi sei in realtà e come hai fatto a creare la sfera di prima?”-
-“Credete di essere gli unici in grado di fare qualche magia? In ogni caso non è importante come abbia fatto a creare la sfera di fumo, è solo un piccolo trucchetto, sappiate che sono stato mandato ad aiutarvi.”-
-“Da chi?”- fissavo lo straniero con sguardo ostile.
-“Lo saprete a tempo debito. Per ora vi chiedo solo di fidarvi di me e di non fare troppe domande. Lei ha spie ovunque e ora che ha scoperto chi sono i Custodi dei Quattro Sigilli, nulla potrà dissuaderla dal distruggervi. Perciò è meglio non dilungarci troppo in spiegazioni inutili nel caso qualcuno stesse ascoltando…”- per sottolineare l’ultima frase abbassò così tanto la voce che fummo costretti a piegarci sul tavolo al quale ci eravamo seduti per udire le ultime parole.
-“A parte il fatto che qui nessuno ha voglia di andare da nessuna parte, per dove dovremmo partire?”-. Reien assunse un tono sarcastico aggiungendo: -“Ovviamente se non è di disturbo dircelo!”- guardava con aria di sfida il nuovo venuto, seduto di fronte a lui.
-“Cosa?! Volete forse dirmi che non sapete nulla di ciò che è successo e di ciò che accadrà se non viene fermata?”-
-“Beh, visto che te le stiamo chiedendo...saresti così gentile da spiegarci di cosa diavolo stai parlando?”-. Ero decisamente irritata e gli rivolsi lo sguardo più minaccioso che riuscii a fare.
Naira aveva un’aria mista tra l’esasperato e il curioso.
-“E va bene, vi dirò ciò che so, ma non risponderò ad altre domande.”-. non giungendogli risposta proseguì col discorso.
-“Dunque: tutto ebbe inizio innumerevoli lune fa, prima ancora che gli uomini e tutte le altre creature abitassero la terra. In quell’epoca esistevano solo i Cinque Elementi sottoforma di sigilli fisici. Acqua, Fuoco, Terra, Aria e Tempo erano liberi e senza alcune regole, così da non permettere la vita. Quando si stabilì un equilibrio stabile tra di essi, anche uomini, elfi e tutte le altre creature cominciarono ad abitare questa terra.
Per mantenere l’equilibrio venne affidato a cinque Custodi il potere degli Elementi. Il sigillo dell’Acqua venne dato alla regina delle ninfe Laras, creatura gentile ma illusoria. Il sigillo del Fuoco venne dato al grande sovrano dei Sabbioni Kadàr, coraggioso ma vanaglorioso. Il sigillo della Terra venne affidato al Principe Derenòr, Elfo delle Foreste, abile cacciatore ma presuntuoso. Il sigillo dell’Aria venne custodito dall’Alato Sel-Kerael, saggio ma eccessivamente schivo. Infine il sigillo del Tempo, l’elemento ultimo, venne affidato ad una Sacerdotessa Nordica, proveniente da un popolo molto potente. Purtroppo l’animo nobile e forte del suo popolo venne corrotto e ammaliato dal desiderio del potere assoluto, e accadde che si scatenò una guerra interna per la conquista del quinto elemento.”-
I nostri sguardi erano attoniti. Eravamo curiosi, disperati, sconvolti, stanchi, dubbiosi e un centinaio di altri stati d’animo insieme ma Daknar proseguì senza interrompersi davanti alle nostre espressioni.
-“I popoli che custodivano i segreti degli altri quattro sigilli decisero allora di unirsi, constatando il pericolo e la gravità della situazione. La stessa Sacerdotessa Custode del Tempo si lasciò corrompere, guidando il suo Popolo contro gli altri Quattro Custodi.
Stava cadendo tutto a pezzi. L’equilibrio era scomparso.
Terremoti, incendi, cicloni, maremoti stavano distruggendo tutto, finché i quattro Custodi riuscirono a sigillare il Tempo mantenendolo tuttavia attivo. Il potere sprigionato fu tale da ucciderli, ma i loro poteri vennero ereditati ad ogni generazione. Questo per trecento anni.
Fino a voi.”-
-“Oddio!”- Ayrin ci fece rabbrividire, ma espresse in un’unica parola ciò che pensavamo anche noi. La situazione era più grave del previsto. La testa ci scoppiava per tutte le cose che ci erano appena state dette.
Nonostante tutto sentivamo che c’era molto di più da sapere.
La fitta coltre di nebbia che fino a quel momento aveva offuscato i nostri pensieri cominciò a diradarsi, lasciandoci intravedere la rete della storia che si intrecciava davanti a noi.
-“L’intero popolo del Nord scomparve, tranne Mersedith, che venne sconfitta ma non uccisa. Lasciarono che il Tempo la consumasse, facendole patire i dolori che lei stessa aveva causato. Ma non si può vivere di sola luce, perché la luce stessa crea le ombre. Ora Mersedith ha trovato un modo per liberarsi dalle catene del Tempo, e sta cercando i vostri poteri per sciogliere i sigilli che l’hanno imprigionata.”-
A queste parole seguì un silenzio carico di tensione.
D’un tratto ci rendemmo conto che, se la storia era realmente quella che Daknar ci aveva appena raccontato, avremmo avuto il compito di fermare quella donna malvagia.
-“Ci stai forse dicendo che noi, dato che siamo i nuovi Custodi, dovremmo fermare un essere immortale?”-
Naira non credeva alle sue stesse parole.
-“Bada Naira, non ho parlato di immortalità. Quello è un dono che agli umani non è concesso, ma di lunga vita: ciò significa che avrà una vita molto più lunga di chiunque altro al mondo, ma può ancora essere sconfitta.”-
-“D’accordo.”- dissi scettica. -“Mettiamo anche il caso che non sia immortale, non capisco comunque come potremmo fermarla! Hai detto che non ha più il potere del Tempo perché i nostri predecessori sono riusciti a portarglielo via, dunque cosa dovremmo fare?”- non riuscivo a concepire in alcun modo una via d’uscita.
-“Allora non mi hai ascoltato!”- disse e io sentii la rabbia crescere per il suo tono arrogante e saccente.
-“I Custodi hanno ridotto l’effetto che il Tempo ha sul mondo, ma Mersedith possiede ancora parte delle sue forze. Il vostro compito è ripristinare il vecchio sigillo prima che si spezzi del tutto. Dovete riportare l’equilibrio primordiale dei Cinque Elementi, ed evitare che questi poteri vengano conquistati da altri.”-
-“Continuo a non capire cosa centra questa Mersedith.”- lo interruppi in malo modo.
-“Perché Mersedith venne a sapere che il grande potere più di tutti, quello che un tempo era stato suo, non era stato sigillato ma solo nascosto e dunque bastava che lo trovasse.”-.
-“Ottimo, e scommetto che l’ha trovato!”- esclamò Reien con espressione tetra.
-“Si, ma più tardi di quanto sperasse.”-
-“C’è una cosa ancora che non capisco: perché nei secoli trascorsi tra la sconfitta di Mersedith e…diciamo la “riconquista” del Tempo, i nuovi Custodi non l’hanno trovato e sigillato come si deve?”- Ayrin volse uno sguardo dubbioso verso lo straniero.
-“Questa parte della storia è, in effetti, piuttosto intricata e nessuno sa come andò veramente. Sembra tuttavia che i Custodi morirono senza designare dei successori.
Dunque finché non fossero stati trovati degli eredi, nessuno avrebbe potuto disporre dei poteri dei Quattro Elementi e di conseguenza nessuno sarebbe stato in grado di portare a compimento l’opera iniziata.”-
-“Ma se siamo noi gli eredi, allora il nostro compito è di sigillare di nuovo il Tempo.”- riassunsi.
-“Già, ma dato che ora il suo potere è nelle mani di questa vichinga, per poterlo fare dovremo trovarla e ucciderla…”-
-“Facile…”- sarcastico Reien distolse lo sguardo dallo straniero.
Era come se all’improvviso un grosso macigno ci fosse piombato addosso dal nulla. Ci stavamo guardando con aria sbalordita e spaventata, ancora incapaci di credere a ciò che stava succedendo.
Credevo di essere in una sorta di incubo e speravo ardentemente di svegliarmi il prima possibile e dimenticare tutto ciò che stava succedendo. Pensare che solo qualche ora prima avevamo messo per la prima volta piede nel maniero, ignari di quello che avrebbe significato per noi varcare quella soglia, mi rendeva inquieta.
Nel giro di un giorno infatti, avevamo scoperto non solo di possedere poteri leggendari, ma di essere addirittura destinati a combattere una guerra senza speranza contro un essere praticamente invincibile e per di più dotato di poteri ancora più grandi dei nostri.
-“Beh, direi che a questo punto ci conviene partire. Non abbiamo altra scelta, prima o poi ci troverebbe.”-. Reien aveva sollevato gli occhi dal tavolo e ora stava guardando Daknar con aria rassegnata.
-“Non sbagli! Anzi, il fatto che vi abbiano già attaccato stanotte dimostra che lei sa dove siete e l’unico modo che avete per sopravvivere è mettendovi in viaggio, cambiando continuamente luogo in cui sostare.”-
-“D’accordo, ma dove andiamo?”- Naira guardava con aria disperata in direzione dell’uomo.
-“Io vi suggerirei di dirigervi alla volta della fortezza in cui vive Mersedith, in questo modo, trovandola, potrete combatterla”-.
-“Come no! E perché già che ci siamo non ci facciamo trovare già belli che uccisi! È troppo rischioso! Inoltre non sappiamo ancora usare bene i nostri poteri e quindi sarebbe una battaglia persa in partenza!”-. Mi alzai abbattendo rabbiosa una mano sul tavolo. Ero irritata dalla tranquillità di Daknar e non sopportavo la situazione che si era creata: all’improvviso il destino di ogni cosa era nelle nostre mani e noi avremmo dovuto semplicemente accettare i consigli di un perfetto sconosciuto?
-“Infatti! Perché credete che io sia qui? Conosco la strada per la fortezza e posso insegnarvi ad usare i vostri poteri. Avanti, non c’e tempo da perdere, dobbiamo partire al più presto!”-
Detto questo si alzò e, raccolta la sacca di cuoio e la spada, fece per dirigersi verso la porta.
Tremavo di rabbia e l’avrei di sicuro preso a pugni se solo fosse stato più vicino a me ma non potei far altro che rivolgere uno sguardo di frustrazione verso gli altri.
Ma Ayrin aveva deciso per tutti.
-“Hei!”- Ayrin lo fermò con voce squillante. -“Ma non possiamo partire così! Ci servono acqua, cibo, vestiti, armi…”-
Le rivolsi un’occhiata sbalordita, non potevo credere che bastasse qualche parola e uno sguardo ammiccante per farla cadere ai suoi piedi.
Anche Naira e Reien la stavano fissando stupidi e solo quando si accorse dei nostri sguardi attoniti si difese: -“Insomma, l’hai detto anche tu che tanto vale partire, no? E poi lungo la strada potremo sempre decidere di cambiare destinazione se non ci sentiamo pronti ad affrontare questa sacerdotessa!”-.
Non ero per niente persuasa delle sue argomentazioni, ma non avevo voglia di litigare perciò lanciai un’occhiata alle borse che giacevano ancora sul pavimento del salone di fianco ai letti di fortuna che avevamo preparato e iniziai a raccogliere le mie cose in silenzio.
-“Propongo di dividerci i compiti, altrimenti ci impiegheremo una vita!”- disse Naira rassegnata. –“ Io e Reien penseremo alle armi, mentre voi penserete al cibo e all’acqua.”- disse rivolgendosi a me e Ayrin.
-“E dove le troviamo delle armi?”- domandò Reien.
-“Non so, magari nelle cantine e nelle stalle.”- propose Naira ottimista, con un tono avventuriero. Eravamo tutti agitati mentre Daknar era rimasto in piedi, muto, ad osservarci sgambettare da un angolo all’altro.
Entrai in cucina indaffarata e sentii la porta d’ingresso sbattere, sfuggita alle mani di Naira e Reien che uscivano in direzione della stalla.
Il vento imperversava ancora violento contro il maniero, freddo e crudele, come se volesse punirci di qualcosa, come se volesse farci sentire ancora parte di quel mondo che, selvaggio e desolato, ci aspettava oltre le rassicuranti mura di casa nostra.

Edited by NAIRA® - 7/10/2010, 16:56
 
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